Guardami - Racconto
Giulia si stava fissando nello specchio del bagno in aeroporto: il trucco era colato evidenziando il solco delle occhiaie. “Almeno sono riuscita a dormire un paio d’ore.” pensò, mentre si passava il dischetto col detergente sulla guancia “Andrea non ha chiuso occhio, spero riesca a dormire in aereo” chiuse il beauty-case dopo aver ritoccato la riga dell’eyeliner.
Lui quando la vide aprì lo zaino:
“Vuoi qualcosa? Ho dei biscotti.”
“No grazie, ho lo stomaco chiuso all’idea del volo. Quando saremo arrivati mi godrò churros e cioccolata, non vedo l’ora.”
“Sicura?”
“Sì, sì. Poi sto pensando ai gattini a casa da soli, staranno morendo di fame. A che ora arriva la signora Maria stasera?”
“Ha detto che passerà tutti i giorni intorno alle 18, ma non ti preoccupare, hanno ancora sicuramente le crocchette che gli hai dato ieri sera, non si vedevano più le ciotole.”
“Dio, devo controllare o non mi do pace.”
Sbloccò il telefono e aprì l’app collegata al sistema di sorveglianza delle telecamere installate in ogni stanza della casa.
Sala da pranzo: vuota.
Bagno: vuoto.
Sala con la TV: vuota.
Balcone: vuoto.
Cucina: le ciotole con ancora delle crocchette dentro.
Camera da letto: i tre gattini acciambellati sul letto.
Giulia passò delicatamente il dito sul telefono, come a voler accarezzare senza svegliarli.
“La prossima volta prendiamo una casa che possa ospitare animali e venite con noi” sussurrò allo schermo.
“Ma no, gli faresti un torto, sono animali territoriali, stanno bene in casa loro.”
“Il fatto è che sarò io troppo triste una settimana senza.”
“Mancano anche a me, ma vedrai che passerà in fretta, abbiamo così tante cose da fare che queste vacanze finiranno prima ancora che tu possa accorgertene.”
“Sì, ci divertiremo” disse Giulia accennando finalmente un sorriso e sporgendosi verso le labbra di Andrea per raggiungere un bacio.
Arrivati in Spagna passarono la giornata girando per parchi e horchaterie alla ricerca del churro perfetto.
Avevano appena finito di cenare sul lungomare, quando Giulia si accorse con orrore che si era lasciata prendere e le 18 erano passate da un pezzo. Afferrò il telefono e aprì l’applicazione per controllare le sue bestiole: la signora Maria era già passata e lei aveva perso l’opportunità di vedere i suoi animali correre verso le ciotole – piazzate furbescamente proprio di fronte alla telecamera in cucina – per vederli mangiare. Sbirciò in tutte le stanze ma con grande dispiacere non li vide: erano sicuramente fuori dalla portata delle telecamere, sotto il letto o il divano.
La serata continuò apparentemente serena, ma una volta a letto nonostante la stanchezza del viaggio iniziato all’alba, Giulia non riusciva a prendere sonno. Decise così di accendere il telefono, abbassando subito la luminosità dello schermo per non rischiare di svegliare Andrea. Aperta l’app per scandagliare casa si trovò subito di fronte gli occhi luminosi dei suoi tre gatti, impalati in mezzo alla sala. Nonostante il sollievo del vederli, l’immagine immobile di quei sei fari che la fissavano nel buio la inquietarono: grazie agli infrarossi vedeva anche il resto della casa in bianco e nero, niente era stato buttato per terra in segno di protesta per essere stati abbandonati, era molto strano vista la vivacità dei suoi gatti, poco inclini a fare i soprammobili come si pensa comunemente. Dovette guardare i secondi passare in alto a sinistra nella schermata un paio di volte per essere sicura che l’immagine non si fosse bloccata. Mise via il telefono scacciando con una mano l’inquietudine come se fosse una zanzara: in fondo erano pur sempre gatti, a volte fanno cose strane come fissare il muro dove non c’è niente, le era già successo in quei due anni di convivenza con loro. Faticò ad abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, e fu un sonno tormentato.
Il mattino seguente quando Andrea si svegliò vide Giulia con gli occhi sbarrati e le occhiaie del giorno prima ancora più profonde.
“Amore ma hai dormito?”
“Poco e male, ho fatto degli incubi.”
“Oh piccola, vuoi raccontarmeli?”
“Non me li ricordo, mi è rimasta solo la sensazione.” mentì Giulia, per non turbare il suo fidanzato che nel frattempo la stava già abbracciando e baciando.
La giornata corse veloce tra un museo e una tapas, mentre Giulia controllava le telecamere in modo ossessivo ogni volta che il suo ragazzo si distraeva un attimo. Non voleva rovinargli le vacanze, ma non sopportava l’idea di non vederli mai scorrazzare in giro per casa. Era troppo strano.
Quando furono le 18, finse un mal di pancia e si chiuse nel bagno di un bar per vedere dalle telecamere la signora Maria dare da mangiare ai gatti. Seduta sulla tazza ebbe un sussulto quando vide la porta dell’appartamento aprirsi alle 18:16. Maria senza togliersi le scarpe, andò frettolosamente all’armadietto delle crocchette e le stava per versare nelle ciotole, quando Andrea bussò preoccupato alla porta “Giulia stai bene? Hai bisogno?” “No, no tutto ok!” tirò velocemente lo sciacquone del wc vuoto, si lavò le mani ed uscì fuori. “Scusami se ti ho messo fretta ma mi stavo preoccupando, è da venti minuti che ti aspetto, ma che hai fatto?” disse guardandola con apprensione “Nulla tranquillo, forse ho mangiato troppo” lo abbracciò e si lasciò stringere a sua volta.
Poco dopo guardò furtivamente l’app. Non voleva passare per una gattara pazza, ma la vergogna fu subito seppellita dall’angoscia per la calma piatta che regnava nuovamente nella loro casa.
Quella notte Giulia aspettò che Andrea si addormentasse, dopodichè accese il telefono e perse un respiro quando vide i gatti nella stessa identica posizione della notte prima, con gli occhi puntati verso la telecamera, come se la percepissero mentre li spiava da lontano.
Col cuore che batteva sempre più veloce, diede un’occhiata fugace alle altre stanze, scorrendo nelle schermate si soffermò in cucina e vide che le ciotole erano ancora piene. C’era qualcosa che non andava, forse stavano male? Perché non mangiavano? Non aveva ancora finito di porsi queste domande che lanciò un urlo alla vista dell’armadio bianco in guardaroba con degli schizzi scuri e l’impronta di una mano sull’anta. Andrea si tirò su spaventato “Che succede?” “Andrea guarda! Sangue!”
Andrea intontito le prese il telefono dalle mani “Giulia non possiamo sapere se è sangue, è buio, i colori non si distinguono, magari i gatti hanno spaccato qualcosa e la signora Maria si è sporcata e non si è accorta di aver lasciato una manata sull’armadio, può succedere.” Il suo tono di voce rassicurante si spense in fondo alla frase, quando scorse la borsetta dell’inserviente sul pavimento vicino all’armadio. Era ancora in casa, ma dove? Accese velocemente il microfono delle videocamere e chiese ad alta voce per farsi sentire da qualcuno che avesse eventualmente perso conoscenza “C’è qualcuno in casa? Signora Maria?” appena si mise in ascolto, sentì un suono ritmico: alzando al massimo il volume del cellulare divenne una voce chiara e sconosciuta che mimava il richiamo dei gatti “pspsps”
Annichiliti da quel suono familiare ma allo stesso tempo così stonato in quelle circostanze, ci misero un attimo a scuotersi.
“Giulia chiama il 112, dobbiamo mandare qualcuno a vedere che ha fatto Maria, potrebbe non respirare bene”. La ragazza prese subito il telefono di lui e digitò i numeri come in uno stato di trance, dentro si sentiva morire. Appena le risposero in spagnolo, una doccia fredda la colpì in pieno, in preda al panico cercò di spiegare la situazione in inglese stentato per farsi passare le forze dell’ordine italiane. Andrea frustrato da quella lentezza ebbe un colpo di genio e prendendole il telefono dalle mani chiamò il vicino di casa del piano di sotto. Il vecchio ci mise un po’ a rispondere, ma si svegliò subito sentendo il tono concitato del ragazzo. Inforcò le pantofole e restando in chiamata salì al piano di sopra.
La porta era aperta e le luci spente “Ma come?! I gatti potrebbero scappare!” gridò Giulia, si sentì Paolo armeggiare all’ingresso “Ragazzi è saltata la luce”. Andrea si inserì subito “Se prosegue a tentoni poco più avanti troverà una torcia sulla mensola di sinistra, la guido io, la stiamo vedendo dalle telecamere di sorveglianza” e fece un cenno a Giulia, che sotto shock aveva appoggiato il suo telefono sul letto. Freneticamente aprì di nuovo l’app e col cuore in gola vide il signor Paolo urtare uno dei suoi gatti ancora immobili e nella stessa posizione di prima: “Ma che cazz…devo aver colpito una statuina scusat-” Ma fu interrotto dall’urlo di Giulia appena si rese conto che i suoi gatti erano stati impagliati. Andrea le prese il telefono dalle mani mentre lei si rannicchiò a piangere e urlare. Scorse velocemente le schermate, passando dal signor Paolo ancora alla ricerca della torcia, alla videocamera nel guardaroba.
L’armadio adesso era aperto e si poteva scorgere il corpo senza vita della signora Maria in una posizione innaturale sul fondo dell’armadio.
Poco più in alto nel buio della nicchia, due fari si alzarono a fissarla dritta negli occhi.