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In Transito - Racconto

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La libreria della stazione è un posto strano dove non si entra veramente a cercare un libro, ma più che altro per perdere tempo. Se hai fortuna potresti trovare qualcosa di interessante tra i nuovi best seller, oppure potresti finire a vagare tra le guide turistiche o sbattere contro un libro gigante sull’arte egizia. C’è anche la sezione dei libri erotici dove le persone passano facendo finta di niente come a voler dire, no, figurati ci sono finito per caso, stavo cercando l’Ulisse di Joyce.
Alla fine, gira che ti rigira, si finisce sempre lì, una singola copia dell’Ulisse di Joyce, che siede sulla sua mensola da almeno dieci anni, che ti guarda e ti giudica, come a dirti, almeno compra qualcosa è mezzora che stai girando.
Ma nessuno si aspetta che tu compri niente. Neanche la libraia. Anche lei lo sa che stai aspettando il treno e cerchi di perdere tempo.
Nella stazione ci sono anche due edicole, che si guardano da lontano, congelate in un’eterna sfida. Ognuna è posta vicino ad un’uscita diversa pronta ad irretire i viaggiatori.
Ovviamente le visiti entrambe. In un’edicola della stazione ci trovi di tutto: giornali, fumetti, libri ingialliti, giochi per il mare, anche a dicembre, gratta e vinci che sventolano come bandiere dall’alto, e un paio di riviste erotiche a ricordare melanconicamente un tempo passato prima di internet.
Poi c’è il bar dove tutto costa troppo, ma i viaggiatori sono troppo stanchi o hanno troppo poco tempo per andare altrove.
In stazione tutto è legato al tempo e il grande orologio domina tutto dall’alto. Gli orari dei treni in arrivo e in partenza si incrociano e danzano un tango che dà il ritmo ai viaggiatori.
Ed è con questo ritmo che le persone arrivano e partono, sempre in continuo movimento, perché niente è mai fermo in una stazione.
Ma a volte alcune persone restano più del tempo dovuto. E tu ne sai qualcosa. Persone che si sono perse, che vagano senza una meta perché non ce l’hanno, immerse nella folla di viaggiatori, ma penosamente separate, come una goccia d’olio in un bicchiere d’acqua.
Intanto la voce del destino tuona dall’alto: Treno proveniente da *** e diretto a /// in arrivo al binario 6, ferma in tutte le stazioni.
È il tuo quindi trascini i piedi sulla scala mobile. E arrivi al binario. Le porte del treno sono aperte, ma rimani a guardare. Due ragazzi con delle valige in mano ti superano e salgono di corsa sul treno.
Treno in partenza dal binario 6, restare coi piedi dietro la linea gialla.
Ti guardi i piedi e sono dietro la linea. Dovrebbero superarla, salire sul treno, e andare alla ricerca di un posto libero. Ma le suole rimangono incollate a terra.
Il capotreno ti guarda in maniera interrogativa, poi sale e le porte si chiudono. Il treno lentamente si mette in moto ed esce faticosamente dalla stazione.
Mentre tu sei ancora lì. Bloccato in un luogo di transito, elemento estraneo in un mondo che va avanti. Senza di te.
Torni alla scala mobile e ti fai trascinare di nuovo all’entrata. Ora sei intrappolato. La città fuori dalla stazione non è dove vuoi andare, almeno questo lo sai. Potresti prendere un treno per tornare indietro, o aspettare il prossimo per proseguire. Premi con le mani sulle tempie come per spremere fuori un’idea. Poi torni ad interrogare con lo sguardo l’orologio e gli orari che continuano a cambiare.
Ti suona il telefono. Rispondi, “Pronto?”
“Ma dove sei? Dovevi già essere qui. Fra quanto arrivi?”
“Non lo so.”
“Che significa ‘non lo so’? Ti stiamo aspettando.”
“C’è stato un ritardo, credo che dovrò aspettare il prossimo treno,” menti.
“ Va bene,” mente. “Tienimi aggiornato.”
Termini la chiamata e rimani a guardare lo schermo. Scorri la rubrica e apri un contatto, guardi la foto e stringi il cellulare più forte.
Premi col pollice su chiama.
“Pronto, amore,” ti risponde una voce familiare dall’altra parte. “Stavo per chiamarti anch’io.”
Vorresti dire qualcosa, ma hai le parole appiccicate in gola.
“Com’è andato il colloquio? Hai già finito?”
“Non penso mi prenderanno,” menti.
“Peccato,” mente. “So quanto ci tenevi.”
“Non fa niente, ci saranno altre occasioni. E poi ho già un buon lavoro.”
“Che ne dici se stasera vieni da me? Ti preparo qualcosa per tirarti su e stiamo un po’ insieme.”
“Sarebbe perfetto, ci sentiamo dopo, ora devo correre a prendere il treno.”

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